La Valtellina, per me semplicemente "La Valle".
Un luogo, che e' un'insieme di microcosmi tutti puntati verso le montagne che la circondano. Montagne diverse a secondo del versante. I versanti...e si sono i versanti in realta' a definire le zone in cui in questa splendida cornice la vite si e' insediata da tempi immemorabili. Soprattutto la parte rivolta a Sud ha dato casa a questa unica e splendida pianta mentre il versante rivolto a Nord non proprio, pur ospitando angoli di valle splendidi.
La Vite in Valtellina comincia ad essere coltivata in tempi antichi, ma, diciamo dal XVI secolo ci comincia a parlare e a documentare la presenza del vitigno "principe", di quel "cultivar" che diventa preponderante nella produzione vitivinicola della Valle: LA CHIAVENNASCA.
Termine per molto tempo e per i piu' legato alla citta' valtellinese di Chiavenna posta all'intersezione delle valle che porta al Passo dello Spluga e a quella che porta in Val Bondasca.
Invece ormai si vuole far rientrare l'origine del nome Chiavennasca al Cultivar che meglio si adatta ai luoghi e che per caratteristiche organolettiche e genetiche da i migliori vini atti sia alla conservazione che all'invecchiamento. Nell carte dal XVI secolo in poi questo cultivar viene chiamato "Ciuinasca".
fatta questa piccola premessa cosa mi interessa portare all'attenzione in questo piccolo articolo? semplicemente il fatto che la vera grande unicita' dal punto di vista viticolo della Valle e' forse la sua bellissima "IMPERFEZIONE".
Direte, in che senso e' imperfetta? Be e' un concetto che si collega semplicemente alla grandissima varieta' che si ha nei vari terrazzamenti valtellinesi. Una varieta' che appunto e' si ha nei diversi appezzamenti, molti dei quali piccolissimi, nella loro diversa forma, inclinazione e quindi esposizione al sole i ai venti termici presenti in valle. Ma soprattutto varieta' clonale delle viti presenti in uno stesso appezzamento e nei diversi appezzamenti. Varieta' clonale collegata alla varieta' di eta' fra le diverse viti.
Considerate che le viti messe a dimora in epoca post filossera (la Filossera e' arrivata pesantemente in Valtellina) hanno poi avuto una cura diversa per ogni appezzamento in quanto praticamente ogni Famiglia in Valtellina aveva un pezzo di vigna e questo ha fatto si che che le viti fossero curate e potate in modo diverso e soprattutto tramandate in modi doversi.
Dove la potatura e la cura della vite e' stata fatta da contadini che avevano una visione del futuro e quindi sono riusciti a dare una longevita' alle piante abbiamo adesso parecchie viti centenarie che sono pero' accanto ad altre viti di svariate eta' e poi a viti piantate 2, 3 anni fa.
Questa varieta' estrema all'interno dello stesso appezzamento, di ogni appezzamento li rendono un mix di diverse piante che creano quindi un variegato di caretteristiche che rendono il quadro imperfetto, ma unico. Un quadro viticolo con diversita' enormi da pianta a pianta, ma che prese nel loro complesso sfociano in un'unicita' difficilmente riscontrabile in altri luoghi.
Questa diversita', questa imperfezione unica rende le vigne valtellinesi in grado di attraversare stagioni aride, piovose, calde, fredde, senza nel loro complesso patire troppo avendo sempre, diciamo, "una via di fuga" per raggiungere la "qualita'" a cui ogni produttore vero vuole e cerca di raggiungere con la sua capacita', col suo progetto ed esperienza.
LA VALLE una bellissima imperfezione che regala vini "perfettamente" espressivi del vitigno Nebbiolo (#nebbiolodellealpi) e dei luoghi in cui cresce.
E la mano dell'uomo lungimirante in tutto questo preserva e custodisce questa imperfezione nel tempo accrescendo il proprio patrimonio naturale e culturale.
In Cantina da DIRUPI
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